All’arrembaggio, tigrotti! Sandokan è tornato!

All’arrembaggio, tigrotti! Sandokan è tornato!

Un attore leggendario, il pirata più famoso d’Italia e della Malesia, un riso che sa di Oriente, un film di misteri girato in Piemonte. Gustiamoci questa storia.

Quell’anno si pensava che potesse succedere di tutto.
La tele – come si diceva allora – trasmetteva uno sceneggiato con attori internazionali invece che con Alberto Lupo e Anna Maria Guarnieri e girato in estremo oriente invece che negli studi della Rai. La sigla cantava che

Caldo e tenero è l’amore
e l’uomo sa cos’è l’amore
Più crudele è la guerra
e l’uomo sa cos’è la guerra

Il festival di Sanremo veniva presentato da un disc jockey che parlava da seduto a un tavolo come fosse alla radio invece di stare in piedi sul palcoscenico.

Era il 1976: il Torino vinceva il campionato, e l’urlo dei suoi tifosi per il primo scudetto dopo la tragedia di Superga era pari all’Adrianaaaaaaaaa di Rocky, che usciva nei cinema proprio insieme a Taxi Driver, veri anti-eroi di quell’anno.
Poi l’anno dopo la Juventus tornò a vincere il campionato, Mike Bongiorno a presentare il festival, e tutto tornò come prima. Anzi peggio, perché nel frattempo erano spuntate le Brigate Rosse, che sparavano per uccidere o gambizzare giornalisti, poliziotti, magistrati, avvocati, e a Torino uscire di casa era un’avventura.

Ma nel 1976, in quegli esotici giorni fra gennaio e febbraio, le rive del Po erano quelle di Mompracem, quelle del Tevere erano le spiagge di Labuan, il Mediterraneo era magicamente il Mar del Borneo perché tutta l’Italia guardava Sandokan.

Kabir Bedi con i suoi occhi neri faceva sognare le donne e tornare piccoli gli uomini, la sua forza era la forza di noi bambini che di notte ce lo immaginavamo con noi nella cameretta per vincere la paura del buio.
E potevamo sognare di essere su un praho e di conquistare la bella Marianna.

A proposito di sogni.
Lui guardava la collina di Torino e sognava la giungla del Borneo.
Lui si chiamava Emilio Salgari.

Era nato a Verona, viveva a Torino e non aveva mai visto una nave pirata, sentito il verso di una tigre o annusato il profumo del riso Basmati. Quando scriveva di Sandokan che per sfuggire alle giubbe rosse inglesi si nascondeva nelle risaie coperto da un largo cappello, sicuramente si immaginava le risaie del vercellese.

Immaginiamoci Salgari a raccogliere informazioni su luoghi lontani senza Wikipedia e Google Maps. Parla di babirussa come fossero i gatti di Torino e dei templi indù come fossero la Gran Madre o il Duomo.

Non solo. Aveva già immaginato la televisione nel suo romanzo del 1907 Le Meraviglie del Duemila, insieme a macchine volanti, treni sotterranei, pericolose radiazioni elettriche nell’aria, e terroristi che per non nuocere venivano confinati al Polo.

A Emilio Salgari sarebbe piaciuta la storia del film che Kabir Bedi è venuto a girare in Piemonte.Perché dopo 40 anni, il legame Torino-Sandokan riprende vita.
Nel 2016 il Toro non vince lo scudetto, ma Kabir Bedi è in Piemonte per girare un film, di cui è sponsor il torinesissimo Il Buon Riso, che da anni è sponsor e fornitore del Torino Calcio.

Kabir Bedi e Andrea Cocco in The Broken Key, regia di Louis Nero, foto by Ugo Ricciardi

Abbiamo incontrato Kabir Bedi a Saliceto, mentre gira le ultime riprese di The Broken Key, del regista torinese Louis Nero.

The Broken Key uscirà nel 2016, giusto quarant’anni dopo Sandokan, racconterà misteri esoterici e ancestrali, insieme a Kabir Bedi vedremo Geraldine Chaplin, Christopher Lambert, Franco Nero, Rutger Hauer, William Baldwin, Michael Madsen e un po’ d’Italia con Diana Dell’ErbaAlex Belli e Andrea Cocco.
Accompagnato dalla sua neo-sposina Parveen Dusanj, Kabir ci racconta la sua passione per il risotto (in particolare alla milanese) e per i grandi vini piemontesi, e qui si consolida il legame Sandokan-Piemonte.

Kabir Bedi e Louis Nero in The Broken Key, regia di Louis Nero, foto by Ugo Ricciardi

Ricorda come fu accolto da una folla che ci si aspetta per la visita di un re o un papa quando nell’autunno 1976 venne a Torino a visitare la casa di Emilio Salgari, quella da cui la mattina del 25 aprile del 1911 lo scrittore sarebbe uscito armato di un rasoio per uccidersi in un bosco della collina torinese.

Cosa coltivava Sandokan nelle risaie di Labuan?

Se vogliamo continuare il legame sentimentale che unisce Sandokan a Torino, sicuramente era il Basmati.
Così era destino che a Torino arrivasse il riso indiano. E infatti il Buon Riso l’ha inserito nella sua linea Firma dal 2009.
Incredibile come un riso proveniente dall’Oriente più misterioso si sposi alla perfezione con i sapori della cucina italiana e mediterranea in generale, tanto da aver conquistato gli chef e i gourmet europei.
Un esempio? Prova il Basmati semplicemente bollito e scolato come si fa con la pasta, e versaci sopra del pesto. Il connubio di profumi che ne scaturisce è di quelli da far impazzire ogni essere umano dotato di olfatto.
Un altro incontro delizioso è con lo zafferano, che come il Basmati è figlio prediletto dell’Oriente, ma che si sposa alla perfezione con il risotto alla milanese.
Strano: se pensiamo che il piatto milanese più celebre ha come ingrediente principale una spezia che arriva dall’Oriente, e che la bagna caoda tradizionale piemontese ha come ingrediente principale l’acciuga, in una regione che il mare lo vedeva solo nelle cartoline spedite dai nonni in villeggiatura in Liguria, capiamo come le contaminazioni e la cucina fusion di cui parlano gli chef contemporanei sia una storia vecchia come il mondo.

Nella cucina tradizionale inglese, il Basmati viene usato come contorno di carni, principalmente l’agnello.
Una nonnina che gestiva un bed&breakfast nello Yorkshire mi raccontava che usava l’acqua di bollitura del Basmati per innaffiare le piante che teneva all’interno del suo cottage.
Secondo questa arzilla nonnina dello Yorkshire le piante apprezzavano l’acqua di Basmati, e per di più diffondevano un profumo intenso e piacevole. Un deodorante d’ambiente naturale e appetitoso.
Era un’usanza che aveva preso da sua nonna, che da giovane aveva vissuto in India quando ancora faceva parte dell’impero britannico e il papà era ufficiale coloniale. E qui torniamo ai soldati inglesi che combattevano contro Sandokan.

Tutto torna. Mompracem vivrà!